LA TERAPIA A CIELO APERTO

Nel 1903, il premio Nobel per la medicina fu assegnato al medico danese Niels Finsen (1860-1904) per il suo successo nel trattare diverse forme di tubercolosi e il vaiolo con le radiazioni ultraviolette solari e artificiali, studiando anche delle lampade che portano il suo nome.

Nel periodo estivo, si serviva della luce solare, incoraggiando i pazienti a camminare sotto il sole. Fu il primo medico ad utilizzare la luce solare come medicina e a sperimentare in modo scientifico i suoi effetti, cercando di dimostrare i benefici della luce solare.

Si iniziarono a costruire delle cliniche elioterapiche in alta montagna o in zone marine, con altri due fattori molto importanti che concorsero al benessere dell’organismo: l’aria fresca e l’acqua marina.

Richard Hobday è un ricercatore che lavora nei settori del controllo delle infezioni, della salute pubblica e della progettazione degli edifici. È considerato un’autorità nel campo dell’elioterapia e delle complesse relazioni che legano luce solare, vitamina D e medicina, ed è autore di un libro intitolato The Healing Sun (Guarire con il sole).

Hobday ha studiato l’evoluzione della Spagnola, confrontandola con l’attuale epidemia di Coronavirus. Hobday racconta che all’epoca della Spagnola i pazienti allettati all’aperto si erano ripresi meglio di quelli trattati al chiuso. Una combinazione di aria fresca e luce solare sembra insomma aver prevenuto molti decessi tra i malati, così come infezioni tra il personale medico.

Fino all’avvento degli antibiotici, negli anni ’50, in America era spesso utilizzata come cura la cosiddetta “terapia a cielo aperto”. Perchè ci si era accorti che in caso di infezioni delle vie respiratorie (come influenze e tubercolosi) le morti tra i pazienti si riducevano dal 40% al 13% se questi venivano tenuti all’esterno o in spazi ben ventilati.

Ma con l’avvento della terapia antibiotica, queste ricerche sono state abbandonate. Molto più comodo risolvere tutto con una pillola. I farmaci hanno sostituito l’elioterapia e la progettazione di edifici ben ventilati. Peccato che nel frattempo i batteri nocivi sono diventati sempre più resistenti agli antibiotici.

Precedente DALLA FRANCIA: I BAMBINI NON TRASMETTONO IL VIRUS Successivo BLACK LIVES MATTER

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.