VITTORIO SGARBI RISPONDE DOPO QUELLO CHE È SUCCESSO IN PARLAMENTO

Non accadeva dal 30 maggio 1924 che ad un parlamentare fosse impedito di parlare e venisse allontanato dall’ aula parlamentare. L’onorevole in questione era Matteotti.

Il 25 giugno Vittorio Sgarbi ha preso la parola in dichiarazione di voto e ha rivolto (a ragione) un duro attacco ai magistrati, definendoli “mafiosi” e chiedendo l’istituzione di una commissione di inchiesta “per la nuova Tangentopoli”. Scoppia subito il caos e il politico viene allontanato dall’aula, portato in braccio da alcuni assistenti.

In particolare la Vice-presidentessa Mara Carfagna accusando Sgarbi di utilizzare toni violenti contro le donne in aula, lo fa allontanare. Mentre Sgarbi veniva portato via di forza si odevano i parlamentari gridare “buffone”.

A mio giudizio Sgarbi è l’ unico che dice la verità riguardo i magistrati italiani e l’omertà (e ipocrisia) che si respira in parlamento è vergognosa.
Questi parlamentari non mi rappresentano.

Sgarbi tramite il suo ufficio stampa oggi si è difeso:

“Denuncio Carfagna e Bartolozzi: insulti inventati, vengano in tribunale. Due “indignate a comando”: tutto sono tranne che vittime. Il Parlamento è diventato un luogo di censura e di restrizioni. In quella sede si potrà anche ricostruire il percorso che ha portato la Bartolozzi e la Carfagna in Parlamento. In modo che, anche se con anni di ritardo, si possa poi dire: aveva ragione Sgarbi. Quanto alla Bartolozzi, ex magistrato, le ho anche evocato il nome di ”Berlusconi”, solo per ricordarle che si trova in Parlamento proprio grazie alla generosità di Silvio Berlusconi, l’uomo più perseguitato d’Italia da certa magistratura. Quella magistratura che io ho denunciato nel mio discorso alla Camera e che lei ha ciecamente difeso, come se lo scandalo delle chat di Palamara fosse una invenzione.

Quanto all’ex soubrette in catene, Mara Carfagna, ribadisco che impedirmi di parlare e votare è un atto fascista.
Ma le due “indignate a comando” cosa fanno”? Montano una ignobile strumentalizzazione politica mostrandosi come vittime. Evocano il sessismo pretendendo in quanto “donne”, una sorta di immunità alle critiche, esercitando, loro sì, una forma di intimidazione nei miei confronti.

Pertanto vista la grave diffamazione consumata ai miei danni con accuse false, dovranno portare le prove in un tribunale”.

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