APPROPRIAZIONE CULTURALE PARTE 6

Quando un afroamericano vi accusa di «appropriazione culturale», o un immigrato senegalese vi rinfaccia la vostra barbarie coloniale, in realtà non tiene conto che:

1) Quando scrive, lo fa usando i caratteri latini, inventati dai Romani, popolo europeo e imperiale per eccellenza.

2) Quando fa di conto, utilizza i numeri indo-arabi (esatto: pure i numeri li ha inventati un popolo indoeuropeo).

3) Quando compra un libro, lo può fare perché Gutenberg inventò i caratteri a stampa. Ah, Gutenberg era tedesco, non nigeriano.

4) Quando fa una foto con il suo smartphone, probabilmente non sa che la fotografia è nata grazie a Niépce e Daguerre, due francesi (e quindi europei).

5) Se poi con lo smartphone addirittura ci telefona, allora sta usando un’invenzione dell’italiano Antonio Meucci.

6) Quando guarda un film, dovrebbe ringraziare altri due francesi, i fratelli Lumière.

7) Quando apre un conto in banca, è debitore di altri italiani, che per primi hanno fondato gli istituti di credito. Il più antico è il Monte dei Paschi di Siena, poi mandato in rovina da un noto partito antitaliano.

8) Quando si iscrive all’università, deve ringraziare un imperatore tedesco (Barbarossa), che fondò il primo ateneo della storia in Italia, a Bologna. Era il 1088.

9) Se all’università ci va in automobile, allora si è appropriato di una invenzione di Cugnot (francese) e Manzetti (italiano).

10) Se può tornare in Africa in aereo, allora dovrebbe erigere ai fratelli Wright un bel monumento, invece di abbatterlo.

(Da ilprimatonazionale)

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