Di tutti i positivi riscontrati tramite tamponi, dall’ inizio della pandemia, più di un milione sono guariti (nel senso che hanno negativizzato al test). Il 61% di loro è fra i 20 e i 59 anni.
Numerosi studi confermano che quando si contrae il Covid, il 93% dei contagiati produce anticorpi neutralizzanti. La loro funzione è quella di impedire al Virus di penetrare nelle cellule. Una volta superata l’ infezione nelle settimane o nei mesi successivi gli anticorpi calano. Però restano le cellule di memoria pronte ad intervenire qualora si rientrasse a contatto col virus.
Il Covid-19 benchè muti spesso, sembra avere un genoma più stabile e la risposta del sistema immunitario è attiva verso più frammenti delle proteine Spike.
Lo Studio svolto tra il Policlinico San Matteo di Pavia e Stoccolma rileva che: le cellule memoria persistono per almeno 6-8 mesi dall’ infezione.
Un altro studio sempre del San Matteo, fatto sugli operatori sanitari che si erano infettati durante la prima ondata: su 9610, 1460 risultarono positivi.
Durante la seconda ondata si sono ricontagiati in 27 (1,8%), di cui 18 in modo asintomatico.
Chi invece non si era contagiato (era negativo al tampone) durante la prima ondata (8150 operatori sanitari) si sono contagiati nella seconda ondata ben 540 persone (il 6,6%).
Secondo questo studio chi non è entrato in contatto col Covid ha una possibilità di più di 3 volte di essere contagiato rispetto a chi l’ ha già contratto.
Un’ altra considerazione da fare dopo questo studio è che la protezione naturale di un guarito è forse più elevata anche di quella garantita dai vaccini che stanno uscendo.
La loro efficacia massima dichiarata è intorno al 95%. Tradotto:
Se mi sono riammalato ho l’ 1,8% di probabilità di ricontagiarmi, con il vaccino il 5%.
Va detto che nessuna vaccinazione di massa da una copertura totale. Per esempio quella del morbillo arriva al 98%, quelle influenzali dal 70 all’ 80%.
Questi studi supportano quindi l’ idea di vaccinare per ultimi i guariti.
