Ehi gente, qui qualcuno finalmente comincia ad accorgersi di quello che sta succedendo. Rivoluzione copernicana del partito Repubblicano:
“Kevin McCarthy, leader dei repubblicani e fedelissimo trumpiano, si è adeguato e ha chiesto che Cheney venisse rimpiazzata.
Chi si mette contro Trump ha il destino segnato. Chi osa toccarlo è destinato a combattere disperatamente per la propria sopravvivenza. È il caso di senatori come Mitch McConnell, Susan Collins, Lisa Murkowski, o di deputati come Adam Kinzinger, che negli ultimi mesi si sono tenuti ben lontani da scambi polemici diretti con Trump. Altri scelgono la strada del ritiro dalla politica, come i senatori Pat Toomey e Richard Burr, anch’essi rei di aver votato per l’impeachment. Altri ancora proprio non ce la fanno e pensano alle alternative. È notizia di qualche giorno fa. Oltre 120 tra funzionari e politici delle amministrazioni Reagan, Bush padre, Bush figlio, e dello stesso Trump stanno pensando a fondare un terzo partito di centro-destra che si ispiri ai “principi del conservatorismo e al governo della legge”.
Se i suoi proclami fanno meno rumore – Facebook e Twitter continuano nel bando al suo account – la presa sul partito si è fatta sempre più serrata. Attraverso una fedelissima, Ronna McDaniel, Trump controlla il Republican National Committee, la sua rete di militanti e le sue finanze. “Save America”, il gruppo di azione politica privato di Trump, è più che mai attivo e con 85 milioni di dollari in banca può tessere strategie per le prossime elezioni. Più di tutto, Trump continua a scaldare il cuore dei militanti repubblicani. Un sondaggio di fine marzo mostra che l’81% dei repubblicani mantiene un giudizio positivo sull’ex presidente…
Di Liz Cheney si è già detto. E anche politici rispettati e di lungo corso come Mitt Romney vanno incontro a un futuro sempre più incerto. Ad una recente riunione di repubblicani dello Utah, Romney è stato subissato da urla e insulti. Il crimine di Romney: aver votato per ben due volte a favore dell’impeachment di Trump.
Le prossime elezioni di midterm diranno quanto il trumpismo e i suoi candidati abbiano davvero conquistato il Gop. A considerare le cose oggi sembra però che i giochi siano fatti. Tante storie, antiche e recenti – dalla silent majority di Richard Nixon alla rivoluzione culturale di Ronald Reagan, dall’insofferenza per il politically correct ai Tea Parties ai movimenti evangelici fino alle polemiche sui deplorables – hanno spianato la strada all’emergere del fenomeno Trump e ne decretano oggi il trionfo”.
(Il Fatto Quotidiano)