CHI SONO I RICOVERATI IN OSPEDALE

I ricoveri nei reparti, al di fuori delle terapie intensive, durano circa la metà rispetto alla fase critica di marzo/aprile, e la maggior parte delle prognosi sono fauste. L’ età dei pazienti si è abbassata e questo favorisce la guarigione.
Quindi nonostante il numero di casi aumenta, l’ avvicendamento dei ricoverati è più veloce.
Quindi è come se fossero raddoppiati i posti letto.
Precocità della diagnosi e minore severità della malattia. Sono le testimonianze sul campo che danno i medici.
Nicola Petrosillo, infettivologo dello Spallanzani, intervistato dal Corriere della sera dice: “La malattia non è diversa da quella di marzo. Chi entra con polmonite adesso è in relative, buone condizioni. In alcuni casi c’è un peggioramento, però abbiamo in mano una ricetta magica”.

La ricetta magica che intende il Professor Petrosillo, sono le terapie corrette da somministrare ai pazienti: cortisone, eparina (per prevenire le tromboembolie polmonari) e ossigeno.

Dice ancora Petrosillo: “Non è il disastro della scorsa primavera. Le terapie intensive sono state ampliate e siamo più bravi nel trattare in reparto i casi con i caschi dell’ ossigeno ed evitare il ricorso alla ventilazione meccanica invasiva”.

Quindi l’ età dei degenti si è abbassata (il che è un bene), ed è arrivata ad una media di 55-60 anni.
Di solito finisce in ospedale chi presenta fattori di rischio (quindi non i sani), quali ipertensione, diabete e obesità.

Questo perchè siccome i pazienti con sintomi lievi vengono subito individuati, cominciano la terapia e non diventano gravi. A marzo era diverso perchè ci si ritrovava direttamente i pazienti che non riuscivano a respirare e non conoscevano le cure.

Anche Matteo Bassetti, del San Martino di Genova, la vede positivamente: “La grande differenza è la durata dell’ ospedalizzazione. Si è dimezzata. Oggi abbiamo appena rimandato a casa 15 pazienti. La media di ricovero è 7-9 giorni. E’ cambiato l’ approccio: l’ atteggiamento è quello di utilizzare mascherine e caschi di ossigeno nei reparti di malattie infettive [quindi reparti ordinari], per evitare il passaggio dei malati in rianimazione (respiratori meccanici, intubazione).

Per esempio al Federico II di Napoli sono in difficoltà perchè hanno solo 18 posti letto per il Covid, ma 27 ricoverati.

Quindi non è il Covid ad essere pericoloso in questo periodo (perchè è tranquillamente curabile per le persone sotto i 70 anni e sane) ma sono gli ospedali italiani che fanno ridere, perchè non hanno posti letto.
Bastava aggiungere i posti letto e questa situazione era tranquillamente affrontabile.

Ora si pone il problema di spostare quelli che non necessitano ricovero (ma che sono comunque andati in ospedale) in altre strutture intermedie.

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