BERLUSCONI CADDE PER IL MES

Berlusconi e Tremonti

Il 2011 vedeva le banche tedesche e francesi messe molto peggio del bilancio statale italiano. Le banche tedesche e francesi erano esposte per 200 miliardi di euro verso la Grecia e di ben 500 miliardi verso la Spagna.

A Germania e Francia occorrevano davvero molti miliardi, troppi per i contribuenti tedeschi e francesi. Merkel e Sarkozy riuscirono a trovare un capro espiatorio degli errori commessi dalle loro banche. Quel capro espiatorio era l’Italia di Berlusconi, il cui governo era discusso più per ragioni di folklore – feste, cene eleganti, Ruby nipote di Mubarak – che di bilancio.

Proprio in quei mesi era stata approvata, in sede europea, la costituzione del Fondo Salva Stati (MES) con il voto favorevole dell’Italia. Inizialmente era un semplice salvadanaio comune per aiutare le nazioni in difficoltà. Mai si sarebbe ipotizzato per cosa l’ avrebbero utilizzato.

Già negli ultimi mesi del governo Berlusconi, Germania e Francia avevano chiesto agli altri Paesi Ue di contribuire al salvataggio delle banche tedesche e francesi con i soldi del MES.

Berlusconi e Tremonti, però, si rifiutatono e fu proprio per questa opposizione all’ennesimo Diktat franco-tedesco che il governo Berlusconi finì nel tritacarne dello Spread, e buttato fuori gioco. Berlusconi lottò da patriota in questo caso.

Quindi Monti subentrò con la forza, e subito dopo essersi insediato approvò in sede europea la trasformazione del Fondo Salva Stati in Fondo Salva Banche.

Con la connivenza di Giorgio Napolitano, Monti effettuò il co-finanziamento del Fondo Salva Banche in base al Pil nazionale, e versò nelle sue casse più di 60 miliardi di euro, prelevati a suon di stangate fiscali dalle tasche dei contribuenti italiani.

Scrive Tremonti – ministro del Tesoro di Berlusconi – nelle sue memorie: “a noi lo stigma della crisi, e agli altri, a nostre spese, l’aura dei salvatori! In altri termini, non sono state Germania e Francia che, con il loro fraterno intervento, hanno salvato l’Italia. È stato l’esatto contrario”.

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