ASSISTENZA SUL TERRITORIO: CASO LOMBARDIA

In Lombardia da febbraio ad aprile ci sono stati 14mila decessi ufficiali (contati Covid), 1300 ricoverati in terapia intensiva e 10mila ricoverati in terapia ordinaria.
Secondo alcuni, il modello che non ha funzionato è l’ assistenza territoriale.
La possibilità di conoscere l’ esito del tampone da casa, consultando il proprio fascicolo, senza aspettare la telefonata del medico di famiglia, in Lombardia, è arrivata il 22 ottobre.
Si vogliono istituire i Covid-hotel per i pazienti lievi (che non stanno troppo male ma non hanno nessuno che li possa accudire a casa). In Lombardia il bando è partito a fine ottobre.
Il 60% dei positivi ha fatto il tampone su richiesta del medico di famiglia, l’ altro 40% l’ ha scoperto facendo un tampone in Pronto soccorso o privatamente. Quindi bisogna intensificare e rendere più efficiente il lavoro dei medici di base. Inoltre si stima che almeno 1 paziente su 3 potrebbe essere curato a casa, ma molti si recano ancora in ospedale.

Dal 2015 le 15 Asl diventano 8 Ats. Il nuovo compito delle Ats (azienda territoriale sanitaria) è “decidere in base ai bisogni della popolazione, chi deve fare cose e organizzare di conseguenza l’ offerta sanitaria”. Pare però che molta della interlocuzione la svolga ancora l’ assessorato al Bilancio (quello che decide come distribuire i 18 miliardi alla sanità lombarda), quindi nè sindaci nè medici di famiglia si interfacciano con le Ats di competenza.

Gli ospedali, oggi denominati Aziende socio sanitarie territoriali, dovrebbero essere divisi in 2 (per la legge 23): Il polo ospedaliero e la sanità territoriale.

Ciò non si è ancora attuato, quindi mancano “distretti” dove si possano interfacciare direttamente con i bisogni della popolazione nel territorio.

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